Otto Rank: l’arte e l’artista

Spesso siamo colpiti dal contrasto abissale fra la bellezza dell’opera d’arte e la vita disordinata, a volte meschina del suo artefice. Wagner, con le sue opere ci comunica sentimenti sublimi, mentre nella sua vita privata era disordinato e avido. Villon e Marlowe erano degli asociali, Michelangelo era cupo, avaro, collerico, quasi intrattabile. Perché dobbiamo allora valutare moralmente la persona che sta dietro il ruolo che svolge, al di fuori delle oggettivazioni in cui si è realizzata? Non ci basta il risultato del suo impegno, non ci basta la perfezione del suo lavoro?
(Francesco Alberoni)

Otto Rank, allievo e collaboratore di S.Freud, distaccandosi dalle idee del maestro, parlò per la prima volta dei soggetti nevrotici, non come individuo non adattati alla società a causa di conflitti interni tra le varie istanze psichiche ma, definendoli “ARTISTI MANCATI”.

Nel nevrotico vi è una fortissima creatività “pulsionale” (per usare un termine freudiano), ma questa spinta è interrotta, bloccata, deformata, indebolita o mal indirizzata.

Per questo definisce l’artista come a metà tra il nevrotico e il sognatore; il sognatore esprime la sua sofferenza nella fase onirica attraverso il sogno, il nevrotico la manifesta attraverso i suoi sintomi e l’artista espelle la sofferenza attraverso la sua arte.

In questo senso produrre arte previene la crescita di un conflitto interno, le pulsione trovano una loro DIREZIONE, e attraverso l’atto creativo non rimangono intrappolate all’interno dell’individuo, concetto che richiama molto la spiegazione di libido secondo Jung.

Nel suo libro “L’ARTISTA”, pubblicato nel 1907, Rank approfondisce la genesi della personalità artistica distaccandosi dalla visione freudiana.

Per  Freud l’arte concilia il principio del piacere con il principio di realtà. « L’artista è originariamente un uomo che si distacca dalla realtà giacché non riesce ad adattarsi alla rinuncia del soddisfacimento pulsionale che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita della fantasia. Egli trova però la via per tornare dal mondo della fantasia alla realtà poiché grazie alle sue doti particolari trasfigura le sue fantasie in una nuova specie di ‘cose vere’ che vengono fatte valere dagl’i uomini come preziose immagini riflesse della realtà. Cosi in certo modo egli diventa davvero l’eroe, il sovrano, il creatore, il prediletto che bramava diventare e questo senza percorrere la faticosa e tortuosa via della trasformazione effettiva del mondo esterno. Può tuttavia raggiungere un tale risultato soltanto perché altri uomini provano la sua stessa insoddisfazione per la rinuncia imposta dalla realtà e perché dunque questa insoddisfazione che risulta dal fatto che il principio di piacere è stato sostituito dal principio di realtà, è essa stessa parte del reale » (42). Il principio di realtà significa riconoscere il dominio di Thanatos, il principio del piacere significa accettare Eros — nel caso dell’artista sinonimo della bellezza. (http://www.rivistapsicologianalitica.it)

Rank da all’arte una visione collettiva sostenendo che l’impulso creativo non è solamente legato ad un’ idea di immortalità ma, di un senso di appartenenza all’umanità dove il desiderio di creare è dettato anche dal voler lasciare un contributo di arricchimento proveniente “dall’anima dell’artista”. Anche qui si fa riferimento al concetto di inconscio collettivo precedentemente decritto e scoperto da Jung.

artista-rank

L’impulso creativo genera un piacere che il nevrotico non potrebbe nemmeno immaginare a causa del suo blocco mentre l’artista adatta il mondo esteriore al suo mondo interiore avendo una propria autonomia(individualità) rispetto al collettivo.

Rank vede alla base della produzione artistica una forte “Volontà” di creazione per affrontare l’angoscia di morte.

Gli artisti possono colorare il cielo di rosso perché sanno che è blu. Quelli di noi che non sono artisti devono colorare le cose come realmente sono o la gente penserebbe che sono stupidi.
(Jules Feiffer)

A cura di Maria Valentina Saccone

Lascia un commento